venerdì, settembre 21, 2007

Kanye West, Graduation

Drive slow, homie. Piccoli e grandi rimpianti che si accavallano nuovamente. Drive slow, homie. La scuola, la carriera musicale, la fama ed il successo...il complesso d'inferiorità che lo abbandona nemmeno nelle copertine dei suoi dischi; nemmeno in questo terzo album, Graduation, il suo esame di maturità. Dopo essere passato da "una stanza piena di no", ad una piena di prostitute ubriache, l'artista/produttore di Atlanta Kanye West ri-compone letteralmente i pezzi della sua esaltante carriera, fatta di campionamenti, amici importanti ed un riconosciuto talento musicale, consapevole - come tutti - di non poter indugiare oltre, di aver già troppo "sbagliato". Dunque, temi già trattati in precedenza, ma mezzi espressivi che richiamano questa volta la techno europea (i Daft Punk in "Stronger"), il reggae ("Homecoming" ft. Chris Martin), senza però dimenticare il pop orchestrale del precedente album ("Champion") e concedendosi anche alcuni monologhi old-style ("Big Brother"), che richiamano gli esordi di College Dropout. Kanye però questa volta è solo - o quasi - alla guida della sua fuoriserie (pochi ospiti ed un solo MC - o quasi - Lil Wayne in "Barry Bonds"); la scaletta delle canzoni è più corta (13 invece delle 20 dei precedenti lavori) ed il risultato più "contenuto" - per quanto questa parola possa essere valida nel vocabolario di Kanye. Chi cercava un degno successore per Late Registration l'ha sicuramente trovato; chi invece ha guardato con distaccata sufficienza quel disco (mea culpa), ecco un'ottima occasione per farsi perdonare. Capolavoro sfiorato, penalizzato soltanto dalla mancanza di originalità per quanto riguarda temi e liriche. (8.0)

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