Tra le crepe della civiltà industriale, gli sciamani della neo-psichedelia evocano otto spiriti e li lasciano liberi di muoversi in più direzioni. Fasci di luce partono dalle chitarre elettriche -quasi fossero un prolungamento delle esistenze dei musicisti che le imbracciano- e coprono come un manto tutto ciò che ci circonda. A poco a poco, l'ambiente circostante scompare in un mare di synth mentre, lentamente, veniamo immersi in una melodia densa di note e di calore. Heavy Deavy Skull Lover, quinto album per gli americani Warlocks, da poco uscito per la Tee Pee Records, non punta infatti a stordire l'ascoltatore a colpi di noise; piuttosto ne asseconda i sogni ed i ricordi; si prende lo spazio necessario, ma ne lascia altrettanto; riesce a raggiungere i sentieri dell'anima musicale e li percorre insieme a noi. In definitiva, uno dei pochi dischi davvero folgoranti di un anno comunque ricco di uscite. (8.7)