giovedì, settembre 27, 2007

Marlene Kuntz, Uno

I Marlene Kuntz si amano o si odiano. Difficile che la rock band italiana susciti indifferenza, dall'alto della loro - invidiabile - carriera musicale. Eccesso è quindi un termine appropriato che descrive sia Cristiano Godano e soci, sia i loro ascoltatori. Prendiamo questo "Uno": inizia con una citazione di Nabokov; prosegue accompagnato dal piano di Paolo Conte, dal contrabbasso di Greg Cohen e dai cori di Ivana Gatti, sapientemente prodotti da Gianni Maroccolo ed arrangiati da Igor Sciavolino; per non parlare del booklet, che vede alternarsi tra le pagine Enrico Brizzi, Stefano Benni, Carlo Lucarelli, eppure...eppure manca qualcosa. Forse con ancora i panni dello S-Low Tour (2006), la band si rifugia in un intimismo sussurrato quasi da spoken word ("111"), che sovrasta - il più delle volte - il pur minimo apporto di chitarre e batteria. Più in generale, ascoltando il disco si percepisce un'indecisione neanche troppo latente tra l'abbassare e l'alzare il volume ("Musa"). E' questo forse, nell'album, lo spartiacque decisivo tra chi ama i Marlene e chi invece li odia: quando aumentano il tiro, sono i rocker che buona parte d'Italia invidia ed ammira; con le polveri bagnate, piuttosto, le canzoni faticano ad uscire allo scoperto ("Negli Abissi, tra i Palpiti" e "Stato d'Animo") e l'identità del gruppo piemontese si smarrisce in un limbo, a metà tra gli ultimi Baustelle ed i Negramaro ("La Ballata dell'Ignavo"). (5.9)