mercoledì, ottobre 17, 2007

Dave Gahan, Hourglass

Sono passati appena due anni dall'apprezzato "Playing The Angel" (Mute, 2005) e l'altra metà dei Depeche Mode ritorna a viaggiare da solo, alla ricerca -forse- di un'alternativa indipendente alla sua onorata carriera. In questo suo secondo tentativo, dopo "Paper Monsters" (Mute, 2003), Dave Gahan cade, però, nell'equivoco di scambiare la disponibilità all'ascolto con la tristezza e la rabbia dell'ascoltatore, finendo per dare tutto per scontato. Non basta infatti l'aiuto di Andrew Phillpott (chitarra) e Christian Eigner (batteria) per uscire dal cliché dell'eroe romantico e solitario che lotta contro il titano ("21 Days"); né gli inserti elettronici, mischiati alla sua voce metallica e disumanizzata, possono nulla più che una sublimazione sintetica del dolore ("Miracles"). In breve, un disco che aspira a dare, soltanto, un ulteriore impulso consumistico all'adolescente confuso di turno. (4.5)