venerdì, novembre 30, 2007

David Byrne, The Knee Plays

La colonna sonora che David Byrne scrisse per la piece "The CIVIL WarS" di Robert Wilson, pubblicata nel 1985 su vinile, esce ora su cd per la Nonesuch col titolo The Knee Plays + DVD. L'ex leader dei Talking Heads, oggi come allora, ci parla dei piccoli tick, dei più apparentemente insignificanti caratteri dell'uomo comune nella sua perenne ed inutile fuga dal conformismo. Lo fa arrangiando 12 brani in cui la catena di montaggio della personalità è riassunta attraverso un paio di strumenti a fiato (tromba, sax), un tamburello e poco altro. Tra flusso del pensiero ("The Sound of Business"), superstizione e liste della spesa ("Social Studies"), l'artista scozzese riesce a mettere in musica la sua generazione (ma anche la nostra e quella a venire) che si ritrova a frequentare gli stessi posti, mangiare lo stesso cibo, fare lo stesso lavoro, ecc. Un disco di un'altra epoca. (8.0)

giovedì, novembre 29, 2007

LCD Soundsytem, 45 : 33

Il producer americano James Murphy, meglio noto come LCD Soundsystem, decide di ristampare 45:33, originariamente scaricabile soltanto dal Nike Music Store di Itunes, su cd e vinile. Si tratta di una lunga suite, divisa questa volta in nove episodi, della durata di -approssimativamente- 45 minuti e 33 secondi. Nove pezzi in cui non si fa fatica a riconoscere i tratti distintivi dance-punk che hanno fatto la fortuna del co-fondatore della DFA Records: una ricetta semplice e duratura, con bassi, basi elettroniche e samples a formare un motivo principale ripetuto ossessivamente ("Freak Out/Starry Eyes") ed intervallato da brevi parti vocali (in maggioranza distorte). Il risultato si avvicina ad una trance-dance ipnotica, che sembra imprigionare l'ascoltatore in un pattern infinito, salvo poi ammaliarlo ("North American Scum" - Onastic Dub Remix) e lasciarlo libero di seguire l'ennesima ripartenza. (6.7)

mercoledì, novembre 28, 2007

Trespassers William, Noble House EP

C'è qualcosa di affascinante nel dolore; nella nostalgia per qualcosa che sarebbe potuto essere ed invece non è stato. I Trespassers William l'hanno capito fin da subito e, sin dagli esordi, ne hanno fatto un tratto distintivo della loro personalità musicale. Noble House EP, disponibile su Itunes e sul negozio virtuale della band, arriva ad un anno di distanza da quell'Having che li ha imposti all'attenzione del pubblico indie, ma la tristezza è sempre la stessa: colori, suoni, sogni volti a dilatare l'attesa ("Thousand"); chitarre, tastiere e batteria che cercano invano di aprire una breccia nell'eternità shoegaze ("Piano Concert"). Una band che ha il pregio di saper riempire i vuoti creati dal silenzio; un disco che riesce quasi a colmare i buchi che -senza preavviso- si aprono sul nostro passato. (6.8)

martedì, novembre 27, 2007

Gorillaz, D - Sides

I Gorillaz ripartono dai D-Sides di Demon Days, cioè dai 13 brani + 9 remix che non hanno trovato spazio in quello che -sempre secondo noi- è stato "l'album" del 2005. Qui però, a differenza di due anni fa, la virtual band by Damon Albarn e Jamie Hewlett imbocca subito un'anonima autostrada elettronica ("68 State") -si lancia in certe direzioni, per poi cambiarle durante il tragitto- cercando una conclusione al viaggio precedente: un ritorno a casa Blur dunque ("Hong Kong"), dopo una notte di baldoria e divertimento, in cui i quattro carto-ceffi cambiano svogliatamente e continuamente stazione radio, impostando i settings dell'equalizzatore su generi sempre diversi (Brit-Pop, Gospel e perfino il Reggae-time di "Spitting Out The Demon") . Un ritorno, quindi, quando è già l'alba e si riesce a fatica a tenere gli occhi aperti. (6.3)

lunedì, novembre 26, 2007

Starlette, Demo

Che cosa dovremmo gridare? Che cosa dovremmo cantare, per poterci salvare, ancora? Questo si chiedono gli Starlette, Paolo (Loxx) ed Andrea (ex Loxx e Criminal Host), a cui si aggiungono Giovanni (ex Elodia e Scenica) e Claudio (ex Sottopelle e TimeVersus); e, nel dubbio tra il "tutto è già stato scritto" e l'anonimità del nulla di fatto, la band romana sceglie di far sentire il proprio senso di sofferenza in questo demo di quattro canzoni, documento e testimonianza che il (pop) rock italiano è vivo e vegeto: lo fa rinverdendo la tradizione che fa capo ad Afterhours e Marlene Kuntz ("Jack") e che, a sua volta, prende ispirazione dagli ancora rimpianti Litfiba; lo fa aggiungendo a questa gloriosa corrente musicale synth e melodie direttamente dagli Anni Ottanta ("Lèna"). E' però ancora presto per dire se le percezioni che oggi abbiamo avuto saranno condivise dagli altri. Nel frattempo, comunque... (6.9)

domenica, novembre 25, 2007

Midlake, Oak & Julian EP

Non ci è ben chiaro cosa si nasconda dietro l'etichetta "retro-prog" che è stata attaccata sulla schiena dei texani Midlake. A dire il vero, non ci è ben chiaro nemmeno cosa abbia spinto molti bloggers e webzines ad inserire nella loro classifica generale del 2006 The Trials of Van Occupanther, un album passabile -a nostro personalissimo giudizio ed assolutamente senza nulla togliere ai giudizi citati- ma non certo fino al punto di meritarsi le prime dieci posizioni di un'annata, quella precedente, relativamente povera di uscite da ricordare. Questo Oak & Julian EP, disponibile in download su Itunes, non cambia di una virgola il nostro giudizio: trattasi infatti di due versioni acustiche di brani presenti nel già citato LP ("Roscoe" ed "It Covers The Hillsides"), di altri due fino ad ora disponibili solo su vinile ("Marion" e "Morning Will Be Kind"), il tutto condito da un immaginario affine a quello che ha fatto la fortuna di bands come i Decemberists. Piacerà a tutti quelli che hano amato i precedenti lavori del gruppo. (5.8)

sabato, novembre 24, 2007

Richard Youngs, Autumn Response

Dalla chitarra di Richard Youngs sembrano uscire le stelle: ogni corda pizzicata fa, infatti, venire in mente il cielo, di notte. Difficile dunque resistere al richiamo folk di Autumn Response, ventitreesimo album solista (se non andiamo errati), da poco pubblicato da Jagjaguwar, per il prolifico ed eclettico cantautore inglese, ribattezzato da molti come "The King of Progressive Minimalism". Sull'originale tappeto sonoro di questo suo ultimo lavoro quindi, costituito dalla sovrapposizione di una doppia registrazione vocale, si adagiano letti di note, che fanno da sottofondo a nove racconti narrati intorno al fuoco, in mezzo alla nebbia ed alla brughiera, per tenersi svegli la notte e per tener lontani il freddo ed i briganti. Un disco in cui ogni frase è declamata con solennità; in cui ad ogni parola è attribuita la meritata importanza. Un disco, in definitiva, per chi ha la pazienza di ascoltare il respiro degli alberi, i sussurri dei ruscelli e le confidenze del firmamento. (7.2)

venerdì, novembre 23, 2007

Daft Punk, Alive 2007

Quello dei Daft Punk è un robot dal volto umano, che vuole comunicare con gli esseri fatti di carne (ed anima) ed interagire con l'ambiente circostante. I pezzi che rilascia in Alive 2007, infatti, si liberano presto dagli involucri metallici in cui li si vorrebbe costretti ma, anzichè vagare indisturbati nell'atmosfera, ognuno dei brani di questo secondo album -il settimo per il duo transalpino- è legato agli altri undici da richiami ritmici e vocali ("Too Long/Crescendolls/High Life"), in una sorta di continuum sempre diverso eppure familiare. A volte, nella ripetizione ossessiva di un motivo, il robot francese sembra incantarsi -quasi fosse un po' brillo- ma è solo un gioco, per vedere che faccia fanno gli ascoltatori ("Burnin/Too Long"); per strappare l'ennesimo battimani e ripartire dunque, più forte di prima, con sempre nuovi input elettro-dance. (7.4)

giovedì, novembre 22, 2007

Burial, Untrue

Quando l'anima è imprigionata da catene dubstep e voci distorte -lamenti di cavie intrappolate in involucri digitali- intonano canti contro quel paradiso a lungo cercato ed ormai perduto dietro insormontabili muri drone, non resta che celebrare la schizofrenia della pena. Così fa Burial, un anonimo musicista londinese, in questo suo secondo album, seguito dell'acclamato ed omonimo Burial, sempre per Hyperdub. Untrue è infatti una lunga suite, ipnotica, ossessiva, divisa in tredici episodi, in cui ogni appiglio sonoro tradizionale è assente ("Shall Of Light"); e dove il vuoto elettronico evoca ombre che danzano al suono di inesorabili drum machine ("Near Dark"). In sintesi, una disperata richiesta di aiuto, attraverso un'indistruttibile campana di vetro, che è allo stesso tempo rifugio e condanna per i suoi abitanti. (7.5)

mercoledì, novembre 21, 2007

The Shaky Hands, The Shaky Hands

Un disco strano, questo omonimo degli Shaky Hands. Strano NON come un raggio di sole che cerca di farsi largo tra le nuvole, ma PIU' strano: come un pinguino all'equatore o, meglio, come un canguro al Polo Nord. Eppure, qui non si tratta di qualche band australiana già pronta per l'estate. E diciamo anche che non ci interessa la carta d'identità di questi cinque ragazzi di Portland, che confezionano un debutto senza pretese e, come spesso accade, vincente. Le influenze a cui rimanda The Shaky Hands, in uscita il 30 Novembre per Memphis Industries, sono tante (Kinks, Who, Beatles...e anche Strokes), ma la band dell'Oregon riesce comunque a tenere la qualità sempre alta ("I'm Alive") e, soprattutto, a proporre un rock'n'roll che non annoia mai ("Whales Sing"). Se, dunque, di spiagge, sole e mare ancora si sogna, è a queste latitudini che bisogna guardare (7.1)

martedì, novembre 20, 2007

Bonnie Prince Billy, Ask Forgiveness

A volte non riusciamo a spiegarci come i giorni diventino settimane, le settimane mesi, e gli anni diventino solo attimi nella sabbia sempre in movimento, mentre noi continuiamo a sorridere, aspettando di vedere cosa ci riserverà il domani. Eppure c'è stato un tempo in cui tutto sembrava facile e le canzoni erano tutte belle; un tempo in cui si trovava sempre qualcuno o qualcosa da amare. Di questo canta Will Oldham aka Bonnie Prince Billy in Ask Forgiveness, undicesimo album per il cantautore del Kentucky, in uscita per la Domino. Si tratta di otto canzoni (sette cover + l'inedito "I'm Loving The Street") capaci, attraverso l'omaggio a Bjork, Mekons, Sinatra, Newbury, Danzig, Ochs ed R.Kelly, di penetrare a fondo e far male; otto brani acustici, accompagnati di tanto in tanto dal suono di un'armonica ("The Way I Am"), che riuscirebbero a cambiare un destino. Sta a noi, dunque, decidere se cogliere questi avvertimenti o continuare -fingendo- a sorridere. (7.3)

lunedì, novembre 19, 2007

AAVV, Clouds

Esiste ancora, evidentemente, un posto dove sognare. Un posto segreto dove poter fermarsi a guardare il cielo. Questo luogo appartato, caldo e confortevole, si trova a Roma, dalle parti della Raise Records. Ed è qui, infatti, che si sono dati appuntamento cinque bands che, con l'etichetta nata all'interno del Wax Recording Studio, condividono sonorità lente ed eteree: si tratta di La Calle Mojada, Murmur, Moka, Zo.e e Design, cinque gruppi romani, cinque nuvole che fluttuano intorno allo stesso cielo; che si muovono ora lente, su riff di chitarra che dilatano lo spazio ("Rohmer"); ora veloci, spinte dal vento dell'elettronica ("And The Wind Moves Her, Piano") e dall'incedere post rock della batteria ("We Are X-Ray"). Se questo è dunque il suono delle nuvole, non ci resta che aspettare con ansia il prossimo acquazzone. (7.0)

domenica, novembre 18, 2007

Altro, Aspetto

Un altro modo proprio non lo conoscono, gli...Altro. Partono nuovamente dalla stazione di Pesaro, con i loro slogan semplici e diretti; e con un biglietto timbrato La Tempesta (la label di Tre Allegri Ragazzi Morti). Per questo loro terzo viaggio, Aspetto, la band marchigiana sceglie un tragitto breve, fatto di undici fermate che distano meno di due minuti l'una dall'altra; due minuti di (pop) punk a tutta velocità; due minuti di cavalcate chitarra-basso-batteria ("Quadro A..."); 120 secondi di apnea, in cui si respira appena due volte, grazie ad un paio di pause acustiche ("Smettere" e "Chiuso"). E' però un peccato che, alla fine, il tragitto scelto, anzichè alle nuove rotte ad alta velocità prese, ad esempio, da Settlefish e Les Savy Fav, somigli piuttosto alle piste circolari dei vecchi trenini elettrici. Ma di questo se ne potrà parlare un'altra volta, un altro giorno. (6.2)

sabato, novembre 17, 2007

Bearsuit, Oh:Io

Avete mai provato ad ascoltare i Belle & Sebastian in cassetta, tenedo schiacciato a metà il tasto Forward dei vecchi mangianastri? Vi è mai capitato di ascoltare due persone che parlano contemporaneamente, una sopra l'altra, di argomenti diversi? Se non vi è mai successo, vi resta ancora un'altra cosa da fare, per provare una di queste emozioni: aggiungere a quanto detto sopra una babele di urla, trombette, tastiere Casio, chitarre, tamburelli, piano e chi più ne ha più ne metta ("Keep It Together, Somehow"). Il risultato sarà sempre e comunque Oh:Io, terzo album per gli inglesi Bearsuit, da poco uscito per Fantastic Plastic. Dodici brevi canzoni che, oltre a togliervi il fiato ("More Soul Than Wigan Casino"), vi faranno letteralmente perdere l'orientamento (e la pazienza!). Consigliato solo agli amanti dei pout pourri -musicali e non. (6.2)

venerdì, novembre 16, 2007

Settlefish, Oh Dear!

Settlefish, ovvero: promesse mantenute sul chi diventeremo. Settlefish, ovvero: farsi beffa di tutti anzichè accontentare ciascuno. Settlefish, ovvero: Oh Dear (thx Rockit). Ovvero: il quarto album per la band bolognese, dopo l'ottimo The Plural Of The Choir. Ovvero: il ritorno alla Unhip Records dopo gli anni passati alla Deep Elm; quindici gemme tra rock e pop, scandite da quattro intermezzi lo-fi, in bilico tra acustico ("Interlude 1") ed elettr(on)ico ("Interlude 4"); mille baci sparsi per la città, con chitarre e batteria che si rincorrono, senza esitazione alcuna ("Whirlwind in Delivery"); dozzine di domande scavalcate in un sol colpo, scacciando lo spettro dell'invasore straniero. Settlefish: se non l'avete ancora capito, sarà molto difficile liberarsi di loro. (7.7)

giovedì, novembre 15, 2007

Pants Yell! Alison Statton

Siamo dei laureati che vogliono fare qualcosa di buono. Amiamo la città. Abbiamo la discografia completa di Morrissey, Belle & Sebastian e, da qualche mese, anche Jens Lekman: non è abbastanza per darci fiducia? E' quanto si chiedono -idealmente- i Pants Yell! con questo Alison Statton. La band di Boston, infatti, riprende con questo suo quarto LP la gloriosa tradizione twee pop fatta di campanellini, trombe, tastiere giocose e "storie da tre lire" ("Evan's Way"), integrandola però con l'altrettanto florida corrente Brit-Pop che fa capo agli Smiths ("Reject, Reject"). Non ci resta, dunque, che ringraziare gli amici per la segnalazione, ricordandoci però che le ragazze di questa ennesima città in cui siamo andati ad abitare somigliano molto a quelle delle città che ci siamo già lasciati alle spalle. (6.9)

mercoledì, novembre 14, 2007

Kate Nash, Made of Bricks

Questo è il viso - diremmo; questo il corpo - la pelle non coperta dai vestiti; questi gli occhi, il cervello ma, soprattutto, questa è la bocca (e la voce) di una ragazza qualunque di nome Kate Nash, che divide la cittadinanza (e l'irriverenza) con Lily Allen ed Amy Winehouse, ma guarda a Regina Spektor per l'ispirazione. Made of Bricks è dunque il primo album per la ragazza di Harrow: un concentrato pop di ricordi confusi, amori mancati, dubbi e situazioni tipiche di una ventenne, sostenuto però da una voce chiara e potente ("We Get On"), da un piano mai banale ("Mouthwash") e, soprattutto, da un'ironia che è merce rara nel mondo dello spettacolo ("Birds"). Seppure, dunque, non ci è dato sapere quanti piani avrà la casa che Kate intende costruire, ciò non toglie che il primo le sia proprio venuto bene. (7.8)

martedì, novembre 13, 2007

Les Savy Fav, Let's Stay Friends

C'è stato un tempo in cui ci sentivamo potenti e terribili come dei; giganti che, nelle loro bocche, tenevano il cielo con tutte le stelle e gli oceani. Un tempo in cui vivevamo ogni notte come se fosse l'ultima. Ora che, invece, tutto sembra essere piatto e l'incertezza viene ingoiata dal dubbio, non ci resta che rassegnarci all'inevitabile oppure, come i Les Savy Fav, sfogare tutta la nostra rabbia in un disco. Let's Stay Friends, quarto album per la band di New York, appena uscito per Wichita, è dunque questo: 12 invettive punk-core sul tempo perduto; riff di chitarra rabbiosi (Rage In The Plague Age), assecondati da una batteria sempre in tiro (The Equestrian) e solo di rado addolciti da un nostalgico coro (Comes And Goes). Un pugno nello stomaco che ci ricorda quale è l'unica soluzione: far finta di divertirsi come se fosse il 1999. (7.4)

lunedì, novembre 12, 2007

Captain Quentin, Certe Cose Determinate

Certe cose determinate nascono quando si viaggia lungo autostrade math rock senza il timore di avventurarsi in svolte improvvise, inversioni a U, retromarce; e senza deviare troppo dalla rotta prefissa. Certe cose determinate nascono quando 4/5 dei Malajerba (Massimo Carere, Enzo Colarco, Michele Alessi e Filippo Andreacchio) decidono di formare i Captain Quentin (a loro si aggiungerà in seguito Libero Rodofili). E Certe Cose determinate (thx Rockit) non poteva che essere l'album di debutto per la band taurianovese, pubblicato sotto etichetta Lo Zio Records: otto percorsi strumentali che esplorano ogni più piccolo particolare del paesaggio musicale circostante ("Le occasioni Son Macchine"); dove campanellini e trombe fungono da segnali stradali che ci permettono di orientarci ("Dilliman"); e dove, soprattutto, l'importante non è arrivare, ma percorrere. (7.0)

domenica, novembre 11, 2007

Tokyo Police Club, Smith EP

Smith EP esce circa un anno dopo quell'A Lesson in Crime che aveva fatto puntare, per un momento, le luci sui Tokyo Police Club. La pubblicazione targata Paper Bag e prevista, per il momento, soltanto in Canada ed USA, non dovrebbere rattristare molti cuori, visto che si tratta di due brani già presenti nel precedente disco (Cut Cut Paste e di Be Good (RAC Remix)), di un b-side dal singolo Nature Of The Experiment (Box) e di A Lesson in Crime, omonima traccia finora curiosamente mai rilasciata. Rimangono quindi le urla, le impennate chitarra-basso-batteria degli Strokes, i cori e clap-hands ed i ritornelli appiccicosi a ripeterci chi siano -e dove siano- questi quattro canadesi. Non si riesce però ancora a capire dove vogliano -e possano- arrivare. (6.7)

sabato, novembre 10, 2007

Tom Brosseau, Cavalier

Così come il vento ha il potere di trasformare i suoni in qualcosa di diverso, così la voce di Tom Brosseau ha la capacità di creare emozioni e trasformare le canzoni in qualcosa di più che semplici brani. Basterà allora chiudere gli occhi ed ascoltare il settimo album del cantautore americano, appena uscito per Fat Cat, per farci trasportare in posti che non abbiamo mai visto. Cavalier contiene infatti dieci storie che sanno di polvere e John Fante ("Kiss My Lips"), che parlano di cose importanti e di altre meno ("Brass Ring Blues"); che giocano con le parole, in cerca del modo giusto di raccontare; dieci racconti accompagnati con ossequiosa discrezione da piano e chitarra acustica. Se pure, dunque, non possiamo sapere cosa ci riserva il futuro musicale, ci basterà guardare l'orizzonte, con il vento nei capelli e la voce di Tom nel cuore. (8.2)

venerdì, novembre 09, 2007

Dylan Mondegreen, While I Walk You Home

Qualcosa di semplice, divertente ma allo stesso tempo profondo. Qualcosa che dia l'impressione di avere un senso. E' quello a cui pensiamo ascoltando le 10 tracce di While I Walk You Home, album di debutto per il norvegese Børge Sildnes, meglio conosciuto come Dylan Mondegreen, uscito da poco per Division. La ricetta è ri-adattata da quelle della nonna: un pugno di canzoni pop "vicine al cuore, ma poco conosciute", lo studio di registrazione su una barca nell'isola di Giske -animali, prati, sabbia e scogliere. Canzoni adatte, con i loro semplici giri armonici ("Wishing Well") e con il loro immaginario tardo-adolescenziale, a smorzare i rigori dell'inverno che bussa alle nostre porte; innocue note di pianoforte ("My Favourite Songs") e delicati accordi, da ascoltare la notte quando si è soli e si guardano le stelle dalle nostre stanze di sognatori. (6.2)

giovedì, novembre 08, 2007

Robert Plant & Alison Krauss, Raising Sand

Robert Plant non è uno che si accontenta facilmente di quello che ha. Così, mentre si contano i giorni per la pubblicazione del doppio Mothership - Very Best Of + DVD ed in attesa del reunion concert, l'ex Zeppelin si cimenta, insieme alla cantante bluegrass-country e violinista Alison Krauss, in questo Raising Sand (Digi Pack), in uscita per la Rounder. La domanda però è: basteranno tredici tracce, in bilico tra folk e blues, a trarre una lezione dalla fine di una storia (musicale)? Basteranno ad allontanare quell'indefinibile senso di colpa per come sono andate le cose? L'impressione, infatti, è che le due grandi voci si cullino un po' troppo nel reciproco carisma ("Killing The Blues"), rinunciando ad esplorare nuove strade e vagando troppo lentamente lungo quelle già percorse ("Fortune Teller"). Tra i due, è sicuramente Plant quello che arranca di più, evidentemente a disagio senza corrente elettrica. Ma, tra un'uscita imminente ed un'attesa rimpatriata, non si è forse perso di vista il cuore delle canzoni? (6.7)

mercoledì, novembre 07, 2007

Trabant, Music 4 Losers

Inseguire i top scores alla playstation è una perdita di tempo; così come lavorare nei call center o lavare la macchina il venerdì sera - chè tanto sabato piove! Non sarebbe meglio allora passare il proprio tempo ballando? E' quello che si sono chiesti i Trabant con questo Music 4 Losers, appena uscito per la RSVP Records. I quattro triestini, infatti, provano a ricomporre il puzzle di una generazione in un sound a metà tra le corse chitarra-batteria degli Arctic Monkeys ("Tonight Party") e l'irriverenza degli Hives ("187 P.C."). Se molti, dunque, continueranno ancora a rimanere indecisi tra il vuoto musicale ed il senso di colpa per non averci provato, sicuramente non è il loro caso. In fin dei conti, la risposta è chiara: fanno bene a ballare, fregandosene se la battaglia sia già stata persa. (6.8)