giovedì, dicembre 20, 2007

Frightened Rabbit, Sing the Greys

Ad ogni stagione (della vita, dell'anno) la sua musica. Così, come l'aria di Marzo porta un indie pop che ci fa cogliere tutta la bellezza della primavera e dell'amore, Dicembre ci spinge invece verso un suono capace di far fronte ai rigori dell'inverno incombente. Se a questo aggiungiamo che, alle porte, ci sarebbe un nuovo album per i Counting Crows, allora ecco che tutto assume una piega familiare...Ma, proprio per questo, grande è la sorpresa se, aspettando Duritz & C, vi capiti nelle mani e per le orecchie questo Sing The Greys, album di debutto per gli scozzesi Frightened Rabbit, uscito nel 2006 per Hit The Fan e rimasterizzato ora da Fat Cat. Ascoltando infatti le 12 gemme del disco, è quasi impossibile levarsi dalla mente il confronto con la band californiana; e non mancano nemmeno riferimenti dalle parti degli Okkervil River. Sarebbe dunque un peccato perdersi questa uscita, proprio ora che sembra arrivato l'inverno... (7.5)

mercoledì, dicembre 19, 2007

A Place to Bury Strangers, S/T

Direttamente dai fili dell'alta tensione newyorkese, l'elettricità di A Place To Bury Strangers, album di debutto per l'omonima band di Brooklyn. La partenza è subito lanciata: noise preso in prestito da Sonic Youth e My Bloody Valentine, tirato a lucido da una (mal)sana iniezione di wave. La carica di Ackermann e soci potrebbe davvero mandare in corto circuito le pretese di molte band del momento, proprio per l'autorevolezza con cui vengono richiamati i mostri sacri del recente passato sonoro, senza per questo uscirne fulminati dal confronto. Difficile dunque trovare un filo scoperto; pressochè impossibile individuare una scossa fuori posto in questo disco uscito per Vacancy Records. Una sorpresa non averlo trovato in più di una classifica annuale. (7.6)

mercoledì, dicembre 12, 2007

Menomena, Friend and Foe

Inseriti nelle classifiche annuali di alcune prestigiose webzine (Stylus Magazine li mette al trentunesimo posto) ed, a seguito di un 8.5 nella categoria Best New Music, pressochè sicuri di entrare nella consueta Top 50 di Pitchforkmedia e -aggiungiamo noi- in quelle meno famose ma altrettanto valide di noi bloggers, i Menomena si presentano alle nostre orecchie senza sfigurare, me nemmeno -diciamolo- eccellere. Immaginate Spencer Krug che si diverte a fare la pecora nera nel coro dei Polyphonic Spree con improbabili scale musicali (di tastiera, soprattutto) e con il consueto piglio vocale che ha reso famosi Sunset Rubdown e Wolf Parade ("Boyskout'n"); o Eddie Vedder che, chiamato a fare backing vocals per qualche spicciolo, non sta ai patti e si prende sempre più spazio ("Wet And Rusting"); ed avrete così un quadro abbastanza fedele di Friend and Foe, terzo album per la band di Portland, pubblicato da Barsuk. (7.1)

martedì, dicembre 11, 2007

The Warlocks, Heavy Deavy Skull Lover

Tra le crepe della civiltà industriale, gli sciamani della neo-psichedelia evocano otto spiriti e li lasciano liberi di muoversi in più direzioni. Fasci di luce partono dalle chitarre elettriche -quasi fossero un prolungamento delle esistenze dei musicisti che le imbracciano- e coprono come un manto tutto ciò che ci circonda. A poco a poco, l'ambiente circostante scompare in un mare di synth mentre, lentamente, veniamo immersi in una melodia densa di note e di calore. Heavy Deavy Skull Lover, quinto album per gli americani Warlocks, da poco uscito per la Tee Pee Records, non punta infatti a stordire l'ascoltatore a colpi di noise; piuttosto ne asseconda i sogni ed i ricordi; si prende lo spazio necessario, ma ne lascia altrettanto; riesce a raggiungere i sentieri dell'anima musicale e li percorre insieme a noi. In definitiva, uno dei pochi dischi davvero folgoranti di un anno comunque ricco di uscite. (8.7)

lunedì, dicembre 10, 2007

We Are Wolves, Total Magique

Total Magique, ovvero wave, wave, ed ancora wave, con -in più- una dose energica di post-punk, da poco uscito per la Dare To Care Records. E' un mondo elettrico quello dei We Are Wolves; un circuito in cui ad ogni azione/chiusura corrisponde una reazione/apertura. Ed è attraverso i fili del sintetizzatore, delle chitarre elettriche, del basso pulsante e della batteria che non dà tregua, che passa l'energia vitale della band canadese. Un'energia lanciata in tredici cavalcate elettriche a metà tra Wolf Parade ("Coconut Night") ed Interpol. E' musica primitiva, istintiva, primordiale ("I Wrote Your Name On A Kite"): in una parola, liberatoria. Dimenatevi, dunque: la pulsioni sono permesse -e tirate fuori, una buona volta, tutti i vostri "lupi" dall'armadio. (7.6)

domenica, dicembre 09, 2007

Tender Forever, Wider

A volte il nostro cuore è così piccolo...e, di conseguenza, le nostre azioni consì studiate, intelligenti, che sembrano quelle compiute da qualcun altro. E' questo uno dei tanti messaggi di Wider (da poco uscito per K Records), secondo album di Tender Forever, moniker dietro il quale si cela la ragazza Melanie Valera. Con un cantato che è una sorta di stream of consciousness più o meno ordinato, in cui ricorrono i tradizionali chorus e bridges della forma canzone, senza però che si perda in freschezza ("Doves Vs Pigeons"); ed un repertorio indie pop classico (molto vicino ai neozelandesi Brunettes), fatto di chitarra acustica, home-made elettronica, battimani, ecc ("How Many"); l'artista francese confezione una piccola e delicata strenna natalizia, da regalare a tutti coloro che nelle festività riescono sempre a trovare un po'di malinconia. (6.9)

sabato, dicembre 08, 2007

Boat Club, Caught the Breeze

Caught The Breeze degli svedesi Boat Club, da poco uscito per la Luxury, è musica dall'aggancio facile: trova infatti terreno fertile in ogni rimpianto per quello che non è più, senza però avventurarsi a scandagliare la malinconia dell'ascoltatore. Una dance-pop dei ricordi, che alimenta la girandola della nostalgia: le estati ormai lontante, Cork, Praga...non importa che i nomi corrispondano o meno - ognuno porta con sè qualcosa da ricordare (e -forse- rimpiangere). Piacerà soprattutto ai nostalgici degli Anni Ottanta, che vi ritroveranno i synth e le tastiere tanto in voga in quel periodo ("Memories"); ma anche agli amanti dell'indie pop scandinavo sponda Labrador ("Warmer Climes") - quello dei Legends, nella fattispecie. (7.1)

venerdì, dicembre 07, 2007

The Calorifer is Very Hot! Marzipan in Zurich

Qualcuno potrebbe pensare di aver sbagliato disco: che le battute, i jingles, i colpi di tosse ed i blah blah blah tra una canzone e l'altra, il lo-fi proposto come modello invece che dettato dalle circostanze, non siano quelli di Marzipan In Zurich, album di debutto per i The Calorifer is Very Hot! (Nicola Donà, Nazareno Realdini e Francesco Mancin) in uscita per My Honey, ma un bootleg inedito dei Beatles con, in aggiunta, delle azzeccate basi elettroniche. Siamo consapevoli dell'azzardo del paragone...ed è proprio per questo che, almeno per le nove tracce del suddetto album, ci sentiamo di rincarare la dose tirando in ballo non solo la band di Liverpool, ma anche i "cugini" Beach Boys ("Slowmotion Dream") e, data l'acqua passata sotto i ponti, pure le chitarre elettriche ed indolenti dei Pavement ("Take Care Go Home"). Davvero un colpo al cuore per tutti quelli che -come me- pensavano di non mettere nessun disco italiano nella propria classifica di fine anno. (8.4)

giovedì, dicembre 06, 2007

Bon Iver, For Emma, Forever Ago

Ci credereste che basti una chitarra per partorire note e melodie di così straordinaria bellezza? Davvero basta trascorrere tre mesi in una baita del Wiscounsin per allietare la mente ed i cuori di noi poveri ascoltatori? La risposta è sì se la voce è quella di Bon Iver ("Buon Inverno" in francese) al secolo Justin Vernon, meglio conosciuto per i trascorsi nei DeYarmond Edison (e per la collaborazione con i Rosebuds, in veste di chitarrista ed ingegnere del suono); e se le note di cui stiamo parlando sono quelle di For Emma, Forever Ago, appena uscito per Jagjaguwar. Nove tracce che prendono linfa dalla cosiddetta corrente neo-soul, con la voce di Justin che spicca per la sua originalità (nell'album, il falsetto è preponderante). Nove brani folk-pop che, oltre alla chitarra acustica e qualche coro piazzato qua e là, non hanno -quasi- bisogno di altro, per mostrare tutta la loro vitalità. (7.4)

mercoledì, dicembre 05, 2007

Tying Tiffany, Brain For Breakfast

Dispotica, nevrotica, lunatica, fanatica, psicotica, schizofrenica: così (si definisce?) Tying Tiffany in "Pazza", uno dei quattordici brani di Brain for Breakfast, seguito di quell'Undercover che aveva spiazzato un po'tutti, in uscita per I Scream Records. Le coordinate qui si mantangono più o meno stabili su un elettro-clash stile Peaches o CSS: una base elettronica sempre diversa, su cui si inseriscono soventi le note del basso che la Suicide Girl veneto-bolognese ha portato in giro per l'Europa; grida, ansimi, miagolii, conditi da liriche irriverenti, che parlano di sesso senza falsi pudori e con non poca ostentazione. Sorge però una domanda: si sta cercando di dire qualcosa attraverso la musica o attraverso qualche altro mezzo di comunicazione? La risposta, come nella canzone già citata, rimane senza un perchè... (5.4)

martedì, dicembre 04, 2007

Bloc Party, Flux

Dopo quel A Weekend in the City che aveva diviso la critica e la platea, parte schieratasi per il secondo capolavoro, parte per il (tanto atteso) tonfo, i Bloc Party riprendono a correre: la pausa introspettiva è finita e si torna a far sudare chitarra e basso ed in generale ad aumentare i giri del motore. La band di Londra torna -è importante sottolinearlo più volte- nuovamente a lucido con Flux, nuova traccia rilasciata in varie versioni (digitale, vinile/cd per Witchita Records) e remix. Niente più paura di uscire di casa dunque: solo sana voglia di ballare (e far ballare) e di sudare. La ripresa di Okereke e soci è allora evidente. Non resta quindi che aspettare la loro prossima mossa perché, con questi numeri, i quattro londinesi possono sicuramente puntare al bersaglio grosso, non solo delle chart, ma anche e soprattutto della critica. (7.2)

lunedì, dicembre 03, 2007

Tecnosospiri, In Confidenza

Ci sono tanti modi di parlarsi; di raccontare le cose importanti. I Tecnosospiri (Claudio e Daniel Marciano, Emanuele Filosa e Fabio Sasso) lo fanno spontaneamente, senza andare alla ricerca di una storia d'amore finita male o di qualcosa di irraggiungibile. Il risultato dei loro sforzi è In Confidenza, secondo disco dopo l'esordio di "Poi Un Giorno Mi Hai Assassinato" e primo per la Cinico Disincanto: undici canzoni che attingono a piene mani dalla canzone pop italiana, strizzando un po' l'occhio ad artisti contemporanei come Baustelle e Riccardo Sinigallia ("Se Usi Il Cervello"); undici brani in cui la voce di Claudio, sorretta da chitarra elettrica ed acustica, rincorre spesso e volentieri la melodia ("Bar Turchese"). Pazienza dunque se troveremo gli scaffali vuoti: l'importante è scoprire -come in questo caso- qualcosa che c'entri con l'esistenza. (6.9)

domenica, dicembre 02, 2007

Micah P Hinson Presents a Dream of Her EP

Alla ricerca (inseguimento?) di uno fra i cantautori più tristi ed amati, Leonard Cohen, Micah P. Hinson registra questo EP di tre tracce, Presents A Dream Of Her, per la Houston Party Records. Sin dalla prima ("Me And You") si capisce subito però che le piano-ballad che resero famoso (immortale?) l'uomo di Westmount non rientrino molto nelle corde dell'artista texano. Lo preferiamo infatti quando si cimenta con il folk più viscerale, quello che non deve per forza essere voce consumata dalle sigarette e storia d'amore appena finita o mai iniziata. "Ho sognato di lei -ci rivela il ragazzo di Abilene- ma onestamente non me lo ricordo". Va molto meglio allora, con "A Dream Of Her", che unisce un violino azzeccato ad una batteria finalmente libera di esprimersi. Alla fine, seppure il disco si difenda, sorge comunque il sospetto che una certa autoindulgenza nel dolore abbia colpito, oltre che Ryan Adams, anche lui. (6.7)

sabato, dicembre 01, 2007

You Say Party! We Say Die! Lose All Time

A volte, l'unico modo per farsi sentire è picchiare sempre più forte sulle pelli della batteria; muovere velocemente le dita lungo il basso; dare pennate decise con la chitarra elettrica. Lo sanno bene i canadesi You Say Party! We Say Die! che in questo Lose All Time, uscito a scadenze diverse ed ora disponibile in Europa grazie alla Fierce Panda, non si fanno pregare quanto a distribuire energia, dimostrando di avere grinta e personalità da vendere. La voce di Becky Ninkovic, poi, a tratti riconducibile a quella dell'amata (e -purtroppo- sprecata) Dolores O'Riordan, altre a quella di Yuki Chikudate degli Asobi Seksu, conferisce ai dodici pezzi dell'album la giusta dose di nostalgia, senza però cadere in sentimentalismi, perchè -come ci ricorda la band di Abbotsford- le ragazze possono essere davvero crudeli, quando sono in gruppo. (7.7)

venerdì, novembre 30, 2007

David Byrne, The Knee Plays

La colonna sonora che David Byrne scrisse per la piece "The CIVIL WarS" di Robert Wilson, pubblicata nel 1985 su vinile, esce ora su cd per la Nonesuch col titolo The Knee Plays + DVD. L'ex leader dei Talking Heads, oggi come allora, ci parla dei piccoli tick, dei più apparentemente insignificanti caratteri dell'uomo comune nella sua perenne ed inutile fuga dal conformismo. Lo fa arrangiando 12 brani in cui la catena di montaggio della personalità è riassunta attraverso un paio di strumenti a fiato (tromba, sax), un tamburello e poco altro. Tra flusso del pensiero ("The Sound of Business"), superstizione e liste della spesa ("Social Studies"), l'artista scozzese riesce a mettere in musica la sua generazione (ma anche la nostra e quella a venire) che si ritrova a frequentare gli stessi posti, mangiare lo stesso cibo, fare lo stesso lavoro, ecc. Un disco di un'altra epoca. (8.0)

giovedì, novembre 29, 2007

LCD Soundsytem, 45 : 33

Il producer americano James Murphy, meglio noto come LCD Soundsystem, decide di ristampare 45:33, originariamente scaricabile soltanto dal Nike Music Store di Itunes, su cd e vinile. Si tratta di una lunga suite, divisa questa volta in nove episodi, della durata di -approssimativamente- 45 minuti e 33 secondi. Nove pezzi in cui non si fa fatica a riconoscere i tratti distintivi dance-punk che hanno fatto la fortuna del co-fondatore della DFA Records: una ricetta semplice e duratura, con bassi, basi elettroniche e samples a formare un motivo principale ripetuto ossessivamente ("Freak Out/Starry Eyes") ed intervallato da brevi parti vocali (in maggioranza distorte). Il risultato si avvicina ad una trance-dance ipnotica, che sembra imprigionare l'ascoltatore in un pattern infinito, salvo poi ammaliarlo ("North American Scum" - Onastic Dub Remix) e lasciarlo libero di seguire l'ennesima ripartenza. (6.7)

mercoledì, novembre 28, 2007

Trespassers William, Noble House EP

C'è qualcosa di affascinante nel dolore; nella nostalgia per qualcosa che sarebbe potuto essere ed invece non è stato. I Trespassers William l'hanno capito fin da subito e, sin dagli esordi, ne hanno fatto un tratto distintivo della loro personalità musicale. Noble House EP, disponibile su Itunes e sul negozio virtuale della band, arriva ad un anno di distanza da quell'Having che li ha imposti all'attenzione del pubblico indie, ma la tristezza è sempre la stessa: colori, suoni, sogni volti a dilatare l'attesa ("Thousand"); chitarre, tastiere e batteria che cercano invano di aprire una breccia nell'eternità shoegaze ("Piano Concert"). Una band che ha il pregio di saper riempire i vuoti creati dal silenzio; un disco che riesce quasi a colmare i buchi che -senza preavviso- si aprono sul nostro passato. (6.8)

martedì, novembre 27, 2007

Gorillaz, D - Sides

I Gorillaz ripartono dai D-Sides di Demon Days, cioè dai 13 brani + 9 remix che non hanno trovato spazio in quello che -sempre secondo noi- è stato "l'album" del 2005. Qui però, a differenza di due anni fa, la virtual band by Damon Albarn e Jamie Hewlett imbocca subito un'anonima autostrada elettronica ("68 State") -si lancia in certe direzioni, per poi cambiarle durante il tragitto- cercando una conclusione al viaggio precedente: un ritorno a casa Blur dunque ("Hong Kong"), dopo una notte di baldoria e divertimento, in cui i quattro carto-ceffi cambiano svogliatamente e continuamente stazione radio, impostando i settings dell'equalizzatore su generi sempre diversi (Brit-Pop, Gospel e perfino il Reggae-time di "Spitting Out The Demon") . Un ritorno, quindi, quando è già l'alba e si riesce a fatica a tenere gli occhi aperti. (6.3)

lunedì, novembre 26, 2007

Starlette, Demo

Che cosa dovremmo gridare? Che cosa dovremmo cantare, per poterci salvare, ancora? Questo si chiedono gli Starlette, Paolo (Loxx) ed Andrea (ex Loxx e Criminal Host), a cui si aggiungono Giovanni (ex Elodia e Scenica) e Claudio (ex Sottopelle e TimeVersus); e, nel dubbio tra il "tutto è già stato scritto" e l'anonimità del nulla di fatto, la band romana sceglie di far sentire il proprio senso di sofferenza in questo demo di quattro canzoni, documento e testimonianza che il (pop) rock italiano è vivo e vegeto: lo fa rinverdendo la tradizione che fa capo ad Afterhours e Marlene Kuntz ("Jack") e che, a sua volta, prende ispirazione dagli ancora rimpianti Litfiba; lo fa aggiungendo a questa gloriosa corrente musicale synth e melodie direttamente dagli Anni Ottanta ("Lèna"). E' però ancora presto per dire se le percezioni che oggi abbiamo avuto saranno condivise dagli altri. Nel frattempo, comunque... (6.9)

domenica, novembre 25, 2007

Midlake, Oak & Julian EP

Non ci è ben chiaro cosa si nasconda dietro l'etichetta "retro-prog" che è stata attaccata sulla schiena dei texani Midlake. A dire il vero, non ci è ben chiaro nemmeno cosa abbia spinto molti bloggers e webzines ad inserire nella loro classifica generale del 2006 The Trials of Van Occupanther, un album passabile -a nostro personalissimo giudizio ed assolutamente senza nulla togliere ai giudizi citati- ma non certo fino al punto di meritarsi le prime dieci posizioni di un'annata, quella precedente, relativamente povera di uscite da ricordare. Questo Oak & Julian EP, disponibile in download su Itunes, non cambia di una virgola il nostro giudizio: trattasi infatti di due versioni acustiche di brani presenti nel già citato LP ("Roscoe" ed "It Covers The Hillsides"), di altri due fino ad ora disponibili solo su vinile ("Marion" e "Morning Will Be Kind"), il tutto condito da un immaginario affine a quello che ha fatto la fortuna di bands come i Decemberists. Piacerà a tutti quelli che hano amato i precedenti lavori del gruppo. (5.8)

sabato, novembre 24, 2007

Richard Youngs, Autumn Response

Dalla chitarra di Richard Youngs sembrano uscire le stelle: ogni corda pizzicata fa, infatti, venire in mente il cielo, di notte. Difficile dunque resistere al richiamo folk di Autumn Response, ventitreesimo album solista (se non andiamo errati), da poco pubblicato da Jagjaguwar, per il prolifico ed eclettico cantautore inglese, ribattezzato da molti come "The King of Progressive Minimalism". Sull'originale tappeto sonoro di questo suo ultimo lavoro quindi, costituito dalla sovrapposizione di una doppia registrazione vocale, si adagiano letti di note, che fanno da sottofondo a nove racconti narrati intorno al fuoco, in mezzo alla nebbia ed alla brughiera, per tenersi svegli la notte e per tener lontani il freddo ed i briganti. Un disco in cui ogni frase è declamata con solennità; in cui ad ogni parola è attribuita la meritata importanza. Un disco, in definitiva, per chi ha la pazienza di ascoltare il respiro degli alberi, i sussurri dei ruscelli e le confidenze del firmamento. (7.2)

venerdì, novembre 23, 2007

Daft Punk, Alive 2007

Quello dei Daft Punk è un robot dal volto umano, che vuole comunicare con gli esseri fatti di carne (ed anima) ed interagire con l'ambiente circostante. I pezzi che rilascia in Alive 2007, infatti, si liberano presto dagli involucri metallici in cui li si vorrebbe costretti ma, anzichè vagare indisturbati nell'atmosfera, ognuno dei brani di questo secondo album -il settimo per il duo transalpino- è legato agli altri undici da richiami ritmici e vocali ("Too Long/Crescendolls/High Life"), in una sorta di continuum sempre diverso eppure familiare. A volte, nella ripetizione ossessiva di un motivo, il robot francese sembra incantarsi -quasi fosse un po' brillo- ma è solo un gioco, per vedere che faccia fanno gli ascoltatori ("Burnin/Too Long"); per strappare l'ennesimo battimani e ripartire dunque, più forte di prima, con sempre nuovi input elettro-dance. (7.4)

giovedì, novembre 22, 2007

Burial, Untrue

Quando l'anima è imprigionata da catene dubstep e voci distorte -lamenti di cavie intrappolate in involucri digitali- intonano canti contro quel paradiso a lungo cercato ed ormai perduto dietro insormontabili muri drone, non resta che celebrare la schizofrenia della pena. Così fa Burial, un anonimo musicista londinese, in questo suo secondo album, seguito dell'acclamato ed omonimo Burial, sempre per Hyperdub. Untrue è infatti una lunga suite, ipnotica, ossessiva, divisa in tredici episodi, in cui ogni appiglio sonoro tradizionale è assente ("Shall Of Light"); e dove il vuoto elettronico evoca ombre che danzano al suono di inesorabili drum machine ("Near Dark"). In sintesi, una disperata richiesta di aiuto, attraverso un'indistruttibile campana di vetro, che è allo stesso tempo rifugio e condanna per i suoi abitanti. (7.5)

mercoledì, novembre 21, 2007

The Shaky Hands, The Shaky Hands

Un disco strano, questo omonimo degli Shaky Hands. Strano NON come un raggio di sole che cerca di farsi largo tra le nuvole, ma PIU' strano: come un pinguino all'equatore o, meglio, come un canguro al Polo Nord. Eppure, qui non si tratta di qualche band australiana già pronta per l'estate. E diciamo anche che non ci interessa la carta d'identità di questi cinque ragazzi di Portland, che confezionano un debutto senza pretese e, come spesso accade, vincente. Le influenze a cui rimanda The Shaky Hands, in uscita il 30 Novembre per Memphis Industries, sono tante (Kinks, Who, Beatles...e anche Strokes), ma la band dell'Oregon riesce comunque a tenere la qualità sempre alta ("I'm Alive") e, soprattutto, a proporre un rock'n'roll che non annoia mai ("Whales Sing"). Se, dunque, di spiagge, sole e mare ancora si sogna, è a queste latitudini che bisogna guardare (7.1)

martedì, novembre 20, 2007

Bonnie Prince Billy, Ask Forgiveness

A volte non riusciamo a spiegarci come i giorni diventino settimane, le settimane mesi, e gli anni diventino solo attimi nella sabbia sempre in movimento, mentre noi continuiamo a sorridere, aspettando di vedere cosa ci riserverà il domani. Eppure c'è stato un tempo in cui tutto sembrava facile e le canzoni erano tutte belle; un tempo in cui si trovava sempre qualcuno o qualcosa da amare. Di questo canta Will Oldham aka Bonnie Prince Billy in Ask Forgiveness, undicesimo album per il cantautore del Kentucky, in uscita per la Domino. Si tratta di otto canzoni (sette cover + l'inedito "I'm Loving The Street") capaci, attraverso l'omaggio a Bjork, Mekons, Sinatra, Newbury, Danzig, Ochs ed R.Kelly, di penetrare a fondo e far male; otto brani acustici, accompagnati di tanto in tanto dal suono di un'armonica ("The Way I Am"), che riuscirebbero a cambiare un destino. Sta a noi, dunque, decidere se cogliere questi avvertimenti o continuare -fingendo- a sorridere. (7.3)

lunedì, novembre 19, 2007

AAVV, Clouds

Esiste ancora, evidentemente, un posto dove sognare. Un posto segreto dove poter fermarsi a guardare il cielo. Questo luogo appartato, caldo e confortevole, si trova a Roma, dalle parti della Raise Records. Ed è qui, infatti, che si sono dati appuntamento cinque bands che, con l'etichetta nata all'interno del Wax Recording Studio, condividono sonorità lente ed eteree: si tratta di La Calle Mojada, Murmur, Moka, Zo.e e Design, cinque gruppi romani, cinque nuvole che fluttuano intorno allo stesso cielo; che si muovono ora lente, su riff di chitarra che dilatano lo spazio ("Rohmer"); ora veloci, spinte dal vento dell'elettronica ("And The Wind Moves Her, Piano") e dall'incedere post rock della batteria ("We Are X-Ray"). Se questo è dunque il suono delle nuvole, non ci resta che aspettare con ansia il prossimo acquazzone. (7.0)

domenica, novembre 18, 2007

Altro, Aspetto

Un altro modo proprio non lo conoscono, gli...Altro. Partono nuovamente dalla stazione di Pesaro, con i loro slogan semplici e diretti; e con un biglietto timbrato La Tempesta (la label di Tre Allegri Ragazzi Morti). Per questo loro terzo viaggio, Aspetto, la band marchigiana sceglie un tragitto breve, fatto di undici fermate che distano meno di due minuti l'una dall'altra; due minuti di (pop) punk a tutta velocità; due minuti di cavalcate chitarra-basso-batteria ("Quadro A..."); 120 secondi di apnea, in cui si respira appena due volte, grazie ad un paio di pause acustiche ("Smettere" e "Chiuso"). E' però un peccato che, alla fine, il tragitto scelto, anzichè alle nuove rotte ad alta velocità prese, ad esempio, da Settlefish e Les Savy Fav, somigli piuttosto alle piste circolari dei vecchi trenini elettrici. Ma di questo se ne potrà parlare un'altra volta, un altro giorno. (6.2)

sabato, novembre 17, 2007

Bearsuit, Oh:Io

Avete mai provato ad ascoltare i Belle & Sebastian in cassetta, tenedo schiacciato a metà il tasto Forward dei vecchi mangianastri? Vi è mai capitato di ascoltare due persone che parlano contemporaneamente, una sopra l'altra, di argomenti diversi? Se non vi è mai successo, vi resta ancora un'altra cosa da fare, per provare una di queste emozioni: aggiungere a quanto detto sopra una babele di urla, trombette, tastiere Casio, chitarre, tamburelli, piano e chi più ne ha più ne metta ("Keep It Together, Somehow"). Il risultato sarà sempre e comunque Oh:Io, terzo album per gli inglesi Bearsuit, da poco uscito per Fantastic Plastic. Dodici brevi canzoni che, oltre a togliervi il fiato ("More Soul Than Wigan Casino"), vi faranno letteralmente perdere l'orientamento (e la pazienza!). Consigliato solo agli amanti dei pout pourri -musicali e non. (6.2)

venerdì, novembre 16, 2007

Settlefish, Oh Dear!

Settlefish, ovvero: promesse mantenute sul chi diventeremo. Settlefish, ovvero: farsi beffa di tutti anzichè accontentare ciascuno. Settlefish, ovvero: Oh Dear (thx Rockit). Ovvero: il quarto album per la band bolognese, dopo l'ottimo The Plural Of The Choir. Ovvero: il ritorno alla Unhip Records dopo gli anni passati alla Deep Elm; quindici gemme tra rock e pop, scandite da quattro intermezzi lo-fi, in bilico tra acustico ("Interlude 1") ed elettr(on)ico ("Interlude 4"); mille baci sparsi per la città, con chitarre e batteria che si rincorrono, senza esitazione alcuna ("Whirlwind in Delivery"); dozzine di domande scavalcate in un sol colpo, scacciando lo spettro dell'invasore straniero. Settlefish: se non l'avete ancora capito, sarà molto difficile liberarsi di loro. (7.7)

giovedì, novembre 15, 2007

Pants Yell! Alison Statton

Siamo dei laureati che vogliono fare qualcosa di buono. Amiamo la città. Abbiamo la discografia completa di Morrissey, Belle & Sebastian e, da qualche mese, anche Jens Lekman: non è abbastanza per darci fiducia? E' quanto si chiedono -idealmente- i Pants Yell! con questo Alison Statton. La band di Boston, infatti, riprende con questo suo quarto LP la gloriosa tradizione twee pop fatta di campanellini, trombe, tastiere giocose e "storie da tre lire" ("Evan's Way"), integrandola però con l'altrettanto florida corrente Brit-Pop che fa capo agli Smiths ("Reject, Reject"). Non ci resta, dunque, che ringraziare gli amici per la segnalazione, ricordandoci però che le ragazze di questa ennesima città in cui siamo andati ad abitare somigliano molto a quelle delle città che ci siamo già lasciati alle spalle. (6.9)